Una canzone di Fiorella Mannoia diceva “siamo così, è difficile spiegare…”, quanta ragione in quel testo datato ma sempre attuale.
Se è vero che le battaglie nel corso della storia sono state per la libertà e per i diritti vero è anche che una volta arrivati all’obiettivo desiderato qualcuno ha dimenticato quanta fatica, sudore e sangue siano stati versati.
Dignità, parola ad alcuni sconosciuta
Da qualche tempo è diventato scandalosamente evidente la misoginia che circola indisturbata nel nostro paese, complice il racconto fantastico che circonda alcuni “personaggi noti” che appena denigrano una donna, col sorriso, vengono etichettati come ironici dimenticando, però, che l’ironia deve far ridere o sorridere ma non incazzare e, nei casi più eclatanti, vergognare anche quando si è vittime, indirette, di “tale ironia”
Qui torniamo alla parola Dignità, questa descrive il valore morale dell’essere umano che si manifesta attraverso gesti adeguati in soldoni, rispetto verso sé stessi.
Capita spesso di confondere o mescolare in un discorso, la parola dignità con soldi, diritti/doveri, possibilità etc dimenticando che la dignità è quella caratteristica intrinseca dell’uomo che non si può comprare o vendere ma, semplicemente c’è chi la usa come faro nella propria vita e chi invece decide che il valore di tale prerogativa è prossimo allo zero e per tale motivo si adopera di conseguenza, e noi possiamo solo rifarci al vecchio detto “contenti loro”, contenti tutti.
Il problema, però, si ha quando la mancanza di rispetto verso sé stessi si trasforma in cattiveria gratuita verso un prossimo buttando via il minimo interesse verso le conseguenze.
La mancanza di dignità si misura anche da come si affrontano le situazioni personali.
Avere dignità significa, anche, riuscire a mantenere un contegno, un controllo e mettere la giusta distanza dalle situazioni personali verso il mondo esterno perché il dolore personale non diventi uno spettacolo dedicato a soggetti estranei.
In tempi recenti uno dei parametri usati per calcolare il valore morale è il conto corrente, questo ha determinato uno squilibrio sia nei rapporti interpersonali che nella valutazione dell’autostima, importantissima per l’uomo perché può determinare la riuscita o meno di progetti sia privati che lavorativi.
Quindi cosa fare?
Un consiglio semplice ma forse per questo poco considerato è quello di iniziare a razionalizzare le situazioni che si presentano. Capire che non esiste “la sfiga” ma che alti e bassi sono fattori di vita che capitano a chiunque e con la giusta predisposizione mentale possono essere superati o meglio, usati per comprendere cosa non è andato nel verso voluto e correggere il tiro per il futuro.